Stanchezza da pandemia: come si manifesta e come affrontarla

Viene definita “pandemic fatigue” la sindrome da stress determinata dal prolungarsi dell’emergenza sanitaria. Tra i sintomi, ansia, apatia, rabbia e tristezza. Imparare a gestire questi stati d’animo però è possibile: ecco i consigli della psicoterapeuta.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità quasi il 60% della popolazione europea presenta i sintomi della “pandemic fatigue e, mentre durante il primo lockdown la maggior parte si è riuscita ad aggrapparsi ad una sorta di istinto di sopravvivenza, con il perpetrarsi dell’emergenza sanitaria la situazione è diventata molto più difficile da sostenere.

La Dottoressa Maria Beatrice Toro, psicoterapeuta e autrice del nuovo libro “Oltre la pandemia. Come superare (bene) ansia, rabbia e stress”, in merito spiega: “Con la seconda ondata sono aumentate demotivazione, apatia, paura, reazioni irrazionali, manifestazioni negazioniste, comportamenti aggressivi, ritiro relazionale e trascuratezze che rivelano che stiamo perdendo energie come persone e come collettività. Il problema è che l’emergenza sta durando da tanto tempo e il sovraccarico emotivo pesa ogni giorno di più. Da qui il logoramento da pandemia”.

Inoltre, la Dottoressa Toro nel suo libro spiega come il termine “fatigue” sia solito indicare uno stato di logoramento e affaticamento tipico in situazioni che comportano un eccessivo carico emotivo prolungato nel tempo, come malattie croniche, problemi familiari ma anche relazionali ed economici, costanti e persistenti.

I sintomi di questa pandemic fatigue possono essere diversi ma sono stati per lo più associati a stati d’ansia, affaticamento mentale e fisico, apatia, pessimismo, demotivazione oltre che rabbia e paura.

Stati d’animo che si accompagnano spesso ad alterazioni psicofisiologiche come ipervigilanza, disturbi del sonno e aumento della frequenza e della pressione cardiaca. Senza contare che secondo l’Oms tra le conseguenze più gravi della pandemic fatigue ci sarebbe l’abbassamento della soglia di attenzione e dunque una minore propensione a rispettare quelle regole determinanti per proteggersi dal contagio.

Per affrontare tutto ciò la prima regola è quella di ammettere, anche a se stessi, il proprio disagio, senza colpevolizzarsi e senza
provare vergogna e in presenza di molti sintomi il consiglio resta quello di rivolgersi a uno specialista.

Questo approccio, basato sulla fiducia nella fondamentale capacità di evolvere di ogni essere umano, ha infatti dimostrato come spesso siano proprio le situazioni di crisi a indurci a far emergere risorse interne che non sapevamo di possedere.

E come afferma la Dott.ssa Toro: “Non è necessario aspettare che i problemi finiscano per essere di nuovo felici, si tratta, piuttosto, di una questione di consapevolezza” .

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