Praticare mindfulness giorno dopo giorno porta frutti meravigliosi e non è un caso se Kabat Zinn ha proposto programmi (come, ad esempio, il notisimo protocollo di riduzione dello stress MBSR) che hanno una certa durata temporale. Stabilità, sicurezza, forza e un caldo senso di gioia interna sono doni che arrivano con la costanza, ancor più che con l’aumento della durata della singole sessioni di pratica.
Come in ogni altro campo, d’altronde, le cose che valgono richiedono un po’ di cura. Mantenersi in salute, saper fare un mestiere, padroneggiare un’arte, coltivare un rapporto di coppia felice non sono obiettivi che si realizzano in un giorno: la continuità è un requisito indispensabile! Solo percorrendo una strada sufficientemente a lungo si può veramente vedere dove conduce…
Eppure, accade anche ai meditanti più esperti di sapere che è importante insistere ogni giorno, ma di praticare meno di quanto vorrebbero. E capita anche ai migliori di fare cose non molto ragionevoli, come, ad esempio, alternare disimpegno e ritiri!
Una dinamica che riguarda molti di noi, così come scrive Maria Beatrice Toro sulla rivista Yoga Journal, dove racconta di come il suo incontro con la meditazione abbia cozzato pesantemente con l’abitudine a fare le cose all’ultimo minuto.
Un’arte da coltivare giorno dopo giorno
Oggi, Beatrice ci confessa di aver altri modi di fare che si sono mostrati più affascinanti. E ciò le ha permesso anche di conoscere meglio se stessa. Come? Attraverso un tempo ben definito (almeno mezz’ora di pratica informale e un’ora di mindfulness formale), ma, a volte, spezzato in “porzioni” più piccole, e una buona dose di autocompassione.
Atteggiamenti distruttivi
Ma perché boicottiamo noi stessi lasciando a metà cose che sappiamo essere importanti per la nostra vita? È capitato a tutti, prima o poi, di buttarsi con entusiasmo in qualcosa per poi perdere motivazione rapidamente; dall’iscrizione in palestra, alla dieta, agli studi tutti abbiamo fatto esperienza della difficoltà che è insita nel tenere la barra del timone ben salda verso la direzione che ci siamo dati. Dal tenere in ordine le proprie cose, all’approfondire un percorso di crescita, al coltivare un’amicizia, non c’è persona al mondo che non abbia, senza che ci fosse un preciso motivo, lasciato indietro o perso per sempre qualcosa che meritava di esser portato avanti con cura e sollecitudine. Troppo spesso finiamo per autosabotarci…è importante riconoscere il nostro essere a volte dubbiosi e sovraccarichi. Guardarsi dentro è il primo e fondamentale passo da compiere per riorientarci quando sentiamo di stare perdendo il ritmo di marcia.
Superare le credenze che limitano
A volte si può arrivare a pensare di essere dei casi disperati… ci si immagina che non ci sia nulla da fare e la lamentela del non essere costanti può essere raccontata a se stessi e agli altri con un po’ di autocompiacimento, con frasi del tipo: “Sono fatto così”, “Non ne vale la pena”, “Non ce la farò mai”. Ci convinciamo che non c’è nulla da fare, creando pensiero negativo e enfatizziando in modo eccessivo le esperienze di fallimento.
I pensieri sono solo pensieri
Ricordiamo a noi stessi che, per quanto appaiono convincenti, questi giudizi… sono solo pensieri. E, in particolare, come tutti i pensieri formulati al negativo, sono oggetti mentali poco salutari. Se visualizziamo ciò che non sappiamo fare, ciò che non vogliamo ottenere, ciò che non vogliamo essere, finiremo per ritrovarci esattamente lì: è il paradosso del pensare negativo! Anche frasi apparentemente innocenti come “Non so evitare il cibo spazzatura”, formulate al negativo, portano il cervello a produrre immagini di me che mollo tutto, me che sono debole, me in sovrappeso, che fatico perché sono pesante, che non vado bene, che non ce la faccio, che fallisco e che avrei fatto prima e meglio a non illudermi di potercela fare… e addio costanza.
I consigli
Come possiamo mantenere la costanza nei periodi in cui siamo particolarmente stressati e affaticati? Facciamolo usando questi tre suggerimenti.
- Pensare a breve termine. Inizia con spezzettare gli obiettivi e concentrati solo sulle attività contingenti, giorno dopo giorno. Una volta stabilito il da farsi, non verrai travolto dalla rappresentazione della mole di lavoro che ti occorrerà.
- Stabilire le priorità e non preoccuparti di tutto il resto. Lascia andare tutto il resto; limita a una, o al massimo a due, le attività da svolgere. In questo modo eviterai il sovraccarico che spesso porta a fare le cose in modo grossolano.
- Prendersi delle pause. Impara a prenderti dei momenti di stacco, almeno tre volte al giorno. Anche il cervello ha bisogno di libertà ogni tanto!
La chiave della vera costanza
Trovare gratificazione (molto più che appellarsi al senso del dovere), è la vera pietra angolare su cui costruire una sana continuità. La cosa migliore è infondere alla singola sessione di mindfulness un senso, se non di piacevolezza, almeno di adempimento. Ricordiamocelo anche quando prepariamo l’ambiente della meditazione. Rendiamolo il più gradevole possibile iniziando con il buttare ciò che ingombra lo spazio. Prepariamoci a vivere la mindfulness (non solo formale, manche nella dimensione del fare consapevole) in uno “stato di flusso”.
Lo stato di flusso
La psicologia definisce il flow come esperienza ottimale. E’ quella che gli sportivi chiamano trance agonistica. Ma cosa vuol dire? Si tratta di uno stato di assorbimento della mente in cui un compito viene svolto senza fatica, poiché vi siamo totalmente immersi. Tutto ciò è estremamente gratificante poiché “diventiamo” l’attività che stiamo svolgendo; siamo centrati, connessi, vivi. la mindfulness si presta molto per essere praticata nel flow. Almeno una volta al giorno:
- Allontaniamo le preoccupazioni
- Mettiamo sullo sfondo il nostro ego e quello degli altri
- Percepiamo il senso di essere totalmente dentro l’ attività che stiamo svolgendo
Esercizio per entrare con la mindfulness in un momento di “fare consapevole”
Pratichiamo cinque minuti di respirazione cosciente per entrare in contatto con il presente e puntiamo un timer per venti minuti, in cui praticheremo un’attività: studiare, praticare yoga, lavorare, riordinare la scrivania o ciò che preferiamo. Fino al suono del timer restiamo connessi esclusivamente con ciò che stiamo facendo. Ogni qual volta si affacci una distrazione, senza giudicarci o colpevolizzarci, semplicemente prendiamo un respiro consapevole, la lasciamo andare con un sorriso dicendo mentalmente : “non ora”, e torniamo a ciò che stiamo facendo. Poi ripetiamo. Cinque minuti di pausa e venti di concentrazione. Dopo qualche ciclo la mente si raccoglierà e potremo vivere l’attività fino in fondo.