Storie di Mindfulness #3

Nello spiegare il pilastro della pazienza la dott.ssa Maria Beatrice Toro cita la storia di Rossella e del suo rapporto con il tempo. Rossella ha partecipato a uno dei tanti gruppi di mindfulness per la riduzione dello stress condotti dalla dott.ssa Toro e, proprio all’interno del gruppo e grazie alla pratica costante, è riuscita a trovare la sua strada per il benessere.

La storia di Rossella mostra che la pazienza può essere una qualità particolarmente utile da invocare quando la mente è così agitata da trasportare il cuore altrove fino ad impedire di compiere azioni in modo sensato.

La pazienza invita a non stordirsi con infinite attività forsennatamente inserite nel corso della giornata solo per provare a rendere ricchi dei momenti che, apparentemente e all’occhio giudicante della mente, non lo sono o non sembrano esserlo.

E’ possibile onorare se stessi e le proprie esperienza soffermandosi in modo aperto a godere la vita che sta scorrendo, proprio qui, proprio ora, in questo momento, per quella che è. Nella consapevolezza le categorie si dissolvono lasciando emergere le verità della vita per quelle che sono, senza giudizio.

Le pratiche, svolte individualmente o in gruppo, offrono la possibilità di vivere il tempo della mindfulness come se si stesse facendo un viaggio in un tempo sacro, separato dalle altre attività.

Spesso i partecipanti ai gruppi giungono nella sessione di mindfulness ansiosi di fare qualcosa di nuovo e invece…nelle pratiche di mindfulness ci vuole pazienza ed è importante replicare lo stesso esercizio per più giorni. Questo offre la possibilità di osservare le differenze nel proprio stato mentale, nei pensieri, nelle emozioni, nel corpo e da modo di tenere una sorta di diario di tutto ciò che viene scoperto durante la pratica così da collegarlo a ciò che effettivamente accade nella vita quotidiana.

Ma non solo…la mindfulness insegna a comprendere che quando si diventa insofferenti verso il tempo che occorre per imparare qualcosa, è possibile appellarsi al pilastro della pazienza ricordando intenzionalmente a se stessi che essere impazienti è un danno poichè offre uno spazio alla mente che giudica, espone ad ansia e stress aggiungendo alla vita una sofferenza inutile.

La mindfulness invita dunque a creare uno spazio interno per fare esperienza dell’attesa.

Quando si vive l’attesa è quella la realtà, è l’attesa il momento presente, fa parte della vita che scorre in quel preciso momento e, sebbene possa risultare frustrante, è degna di essere vissuta alla stregua di tutti gli altri momenti della vita.

Non è saggio togliere a momenti spiacevoli oppure a momenti di attesa la dignità che hanno per rincorrerne altri che immaginiamo migliori. Non è saggio spendere le ore lavorative pregando che passino presto, o i giorni feriali invocando il weekend o l’inverno invocando le vacanze estive…dopotutto, ognuno di questi momenti che si tende ad etichettare e catalogare come “momenti di serie B”, costituisce la nostra vita.

Se si guarda l’orologio attendendo che le lancette si sbrighino a segnalare che è finalmente giunta l’ora che si stava aspettando, si consuma tempo superficialmente, un tempo prezioso e sacro perchè è quello della propria vita ed è un tempo che non è infinito.

Nella mindfulness essere pazienti, come scrive Jon Kabat-Zinn nel suo testo Vivere momento per momento, significa aver compreso, in modo adulto, che bisogna avere rispetto del tempo, che l’essere umano deve imparare ad attendere.

Per approfondire il piastro della pazienza puoi acquistare il libro “I sette pilastri della mindfulness” disponibile online e nelle migliori librerie

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