Nell’ottica cognitivista si afferma che una maggiore comprensione dei meccanismi mentali che sottostanno al disagio psicologico aiuta le persone a gestire meglio le proprie emozioni e relazioni; in qualche modo, dunque, anche la terapia cognitiva prevede il potere curativo della consapevolezza personale. Nel panorama attuale, la parola consapevolezza si è arricchita di nuovi significati, a partire dalla definizione che ne ha dato Kabat Zinn, non nel senso, usuale, di “awareness”, ma intesa come “mindfulness”: un modo di conoscere che non si colloca nel livello logico – verbale dell’esperienza umana, ma ne illumina il livello più silenzioso, corporeo, emotivo.

E’ il livello dell’esperienza che accade momento dopo momento, prima della sua concettualizzazione e che, secondo Kabat Zinn, può essere avvicinato attraverso la pratica della meditazione.
E’ dunque possibile curare le persone attraverso un sapere, che sta “al di là” del pensiero?

Questa domanda ci può dare la misura della profondità della rivoluzione della mindfulness. Il cambiamento che sta producendo nel campo della scienza cognitiva e della psicoterapia cognitiva è davvero qualcosa di colossale. Così rivoluzionario che gli interventi basati sulla mindfulness costituiscono una realtà con una sua definizione: la terza onda della terapia cognitiva.