Facciamo spazio alla vita

Praticare aiuta a scollegare l’esperienza dal giudizio per dare molto più respiro all’esperienza diretta, con tutta la carica vitalizzante che porta sempre con sè.

La mindfulness produce alcuni effetti benefici sulle nostre vite: dalle relazioni affettive, al mondo del lavoro, alla salute, al rapporto che abbiamo con il corpo e con il cibo.

La mindfulness infatti è molto più di qualcosa che serve a farci stare meglio.

E’ una pratica rivoluzionaria che sta aiutando le persone e il mondo: quando qualcuno, grazie alla propria consapevolezza, diventa meno giudicante e più gentile, il mondo cambia davvero.

Impariamo, dunque, a sospendere i giudizi, a lasciar andare per qualche istante gli schemi mentali, i sistemi di credenze che vengono dalpassato, facendo particolare attenzione a depotenziare per primi quelli negativi.

L’esercizio che segue è utile a questo scopo: consiglio di usare lapratica riportata di seguito leggendo le istruzioni che seguono per due volte.

Una prima volta per scoprire il tema dell’esercizio e una seconda volta lentamente, dando a noi stessi il tempo di seguirle con piena attenzione.

LAVORARE CON LE DIFFICOLTA’

Siediti in una posizione comoda e respira seguendo il tuo ritmo naturale. Se vuoi puoi appoggiare la schiena allo schienale: questa non è una pratica concentrativa ma immaginale, dunque i primi minuti servono solo a calmare la mente e predisporti al viaggio interiore. Aiuta la mente a calmarsi, semplicemente raccogliendola attorno all’esperienza del respirare.

Ora inviteremo nel campo della consapevolezza una difficoltà, qualcosa cui non ci piace pensare. Qualcosa che non ci piace di noi, che preferiremmo non ci capitasse, o una caratteristica che non vorremmo avere. Quando questa criticità compare, riconosciamola, diamoci il tempo di tenerla un po’ con noi. Notiamo cosa sorge nel campo di esperienza. Potrebbe essere una tensione, un senso di contrazione interna, un disagio fisico.

A livello emozionale, potremmo osservare la presenza di vissuti spiacevoli, oppure no. Notiamo cosa c’è nel campo emotivo e diamogli un nome: Possono venirci in mente pensieri come: “Sento ansia”, oppure “Un senso di disagio è qui”, o, anche, emozioni mescolate tra loro. Qualunque cosa si, va bene. Prestiamo attenzione ai pensieri, non sono verità assolute, sono solo pensieri: non ci aggrappiamo, non li rifiutiamo. Li lasciamo galleggiare nel campo di coscienza e restarvi per il tempo ce si vogliono prendere e poi lasciamo andare.

Se la pratica risulta diventa troppo faticosa, prendiamoci cura di noi stessi attraverso il respiro calmante. Sentiamo il  supporto del gruppo. E diciamo a noi stessi: “Sì, le cose stanno così, va bene, va bene”. Non modifichiamo per forza le cose. Non critichiamo, non correggiamo. E’ una cosa che ci accade, perché siamo umani, tutti con la propria battaglia. Visualizziamo noi stessi mentre incarniamo questo aspetto che non ci piace. E ci inchiniamo con portando rispetto a noi stessi in panne, in difficoltà. Profondo rispetto. 

Negli ultimi minuti, facciamo spazio attorno alla difficoltà. Vediamola come una parte di noi. E’ qualcosa che ogni tanto compare. A ogni inspirazione portiamo compassione e forza a noi stessi. A ogni espirazione, semplicemente, lasciamo andare. Vediamo se possiamo darci il permesso di essere così come siamo.

Terminiamo congratulandoci con noi stessi per aver avuto il coraggio di portare alla coscienza questa difficoltà. Siamo stati molto coraggiosi e forti. Auguriamo a noi stessi felicità e pace; le desideriamo anche, come tutti. Le meritiamo anche noi, anche se siamo imperfetti. 

Tratto dal libro di Maria Beatrice Toro

“I 7 pilastri della Mindfulness”

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