Camminare meditando è salutare per la nostra psiche

Nelle varie tradizioni religiose i monaci da sempre camminano mentre leggono i loro libri sacri. Lo scrittore britannico Charles Dickens era solito fare passeggiate di tre o quattro ore per Londra, mentre il filosofo Friedrich Nietzsche ne “Il crepuscolo degli idoli” ha sentenziato: «Restare seduti è esattamente il peccato contro lo spirito santo. Solo i pensieri nati camminando hanno valore». Insomma: camminare non fa solo bene alla salute del corpo ma anche a quella della mente. Un fatto che, a quanto pare, era ben presente già ai saggi dell’antichità e che oggi la scienza sta passo dopo passo – è proprio il caso di dire – certificando.

L’importanza dell’alternanza destra-sinistra

«La misura in cui il movimento stimola il cervello è una conoscenza che stiamo sempre più acquisendo e affinando», conferma la psicologa e psicoterapeuta Maria Beatrice Toro, direttrice della Scuola di specializzazione in psicoterapia SCINT, docente presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali della Luiss Guido Carli di Roma e autrice del libro Cammini di consapevolezza (Morellini Editore-Yoga Journal).

«Come il gattonare nei bambini piccoli e il nuoto a stile libero, camminare è un movimento di cross crawling, cioè, prevede quell’alternanza di destra e sinistra delle gambe e, specialmente ad andatura veloce, delle braccia che aumenta le connessioni cerebrali, migliora la memoria a breve termine (la capacità della mente umana di ricordare pochi elementi per alcune decine di secondi soltanto) e stimola il pensiero divergente, vale a dire la capacità di produrre una serie di possibili soluzioni alternative a una data questione)».

I vantaggi del riconnettersi al nostro corpo

Tutti vantaggi che vengono amplificati se alla camminata aggiungiamo la meditazione. «Camminare», spiega la specialista, «è un gesto automatico, determinato dal cervelletto e non dalla corteccia cerebrale, mentre meditare significa fare tutto quello che facciamo con intenzione, in maniera volontaria e deautomatizzata. L’ingrediente in più che quest’ultima aggiunge alla passeggiata è proprio dato dal fatto che, riportandoci continuamente al presente, ci permette di riconnetterci a noi stessi e al nostro corpo, così da essere in grado di accorgerci dell’immensa ricchezza del momento che stiamo vivendo“.

In compagnia del cane è ancora più efficace

La mindfulness può essere applicata alla camminata sia dentro casa sia all’esterno, tenendo, però, presente che il telefonino va per quegli istanti dimenticato, mentre è possibile farla in gruppo, purché si passeggi in silenzio per, poi, condividere solo al termine le sensazioni provate, le cose notate e i ricordi riaffiorati.

La Mindfulness walking si pratica in ambienti chiusi, anche in una stanza della propria abitazione. «Si cammina scalzi per 15-20 minuti», illustra Maria Beatrice Toro, «prestando attenzione alle sensazioni fisiche che sorgono e svaniscono nella pianta del piede quando lo stacchiamo da terra, avanziamo e lo riappoggiamo. Il movimento lento favorisce tale percezione, a cui la nostra mente deve tornare quando tende a essere distratta da altri pensieri.

La Mindfulness walk avviene, invece, all’esterno, che sia il tragitto tra casa e lavoro o una passeggiata nel bosco. «Ovviamente», prosegue la psicologa, «in questo caso siamo esposti a un’enorme quantità di stimoli in più, che, però, possiamo utilizzare come oggetti della meditazione”.

Andare, poi, a spasso con il cane favorisce ulteriormente la meditazione: «Ci permette di osservare il modo in cui un altro essere vivente fa esperienza, quando si ferma in determinati punti dà occasione anche a noi di conoscerli. Inoltre il lasciare all’animale la scelta del percorso è un’altra occasione di deautomatizzare la camminata».

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