Le 5 emozioni primarie: la gioia è l’unica che ha una tonalità positiva

Ricordate il film della Pixar Inside Out? Si svolgeva completamente nella mente di una bambina di 11 anni pre-adolescente, Rilley, che doveva affrontare, conoscere e gestire la trasformazione delle sue emozioni di base: la rabbia, che nel periodo dello sviluppo puberale emerge con prepotenza, come pure il disgusto, antesignano delle emozioni sociali legate al rango,la paura e la tristezza… un panorama desolante, se non ci fosse la gioia a rallegrare e a moderare il livello delle emozioni negative.

Come insegna la psicologia sperimentale, la gioia è un sentire innato che fa parte del nostro corredo genetico di mammiferi superiori. La sua espressione è transculturale, dall’Oriente all’Occidente gli angoli della bocca rialzati e l’ammiccamento oculare vogliono dire una sola cosa: che siamo contenti e lo vogliamo manifestare agli altri.

Le emozioni negative non sono piacevoli, ma ci proteggono: se fossimo più gioiosi quando non abbiamo ancora una mente calibrata dall’esperienza per evitare pericoli e minacce, andremo incontro a braccia aperte a ferite fisiche e morali.

Quando compare la gioia, e non riusciamo a mantenerla entro limiti gestibili, le difese logico razionali possono non essere di alcun aiuto. Ogni emozione ha la capacità di “muoverci all’azione”, la parola stessa deriva da latino E-Movere, agire in direzione dell’esterno. Abbiamo due sistemi che ci guidano: c’è una mente che pensa e un’altra che sente, i cui centri si trovano rispettivamente nel sistema limbico e nella neo corteccia e questa rappresenta quanto di più umano abbiamo: la facoltà pensante.

Quando siamo pieni di emozioni ci si apre il cuore e sentiamo il desiderio di esserci, di sperimentarci, di fare cose nuove e creative.

Il problema del nostro mondo però non è quello di dover moderare gli entusiasmi ma quello di suscitarne.

Viviamo nell’epoca del sentimento di “solitudine iperconnessa” e delle “passioni tristi”, il fenomeno dell’onnipervasività social sta cablando i circuiti della gratificazione cerebrale in modo più narcisistico: siamo più felici quando riceviamo attenzione che quando ne diamo. Inoltre, studi che hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale hanno mostrato che la gratificazione si attiva quando sappiamo di essere letti e non quando leggiamo. Fondamentalmente mettiamo like e commentiamo per avere like a nostra volta.

Sui social di solito ci facciamo vedere contenti, di persona invece abbiamo affinato l’arte del lamento: essere gioiosi in presenza sembra un po’ inopportuno, temiamo l’invidia e la maldicenza, “sembra brutto” sbattere in faccia altri la propria gioia di fronte a una società genericamente sofferente. Il che è un problema serio perché, non moderate dalla gioia, le emozioni tristi prevalgono e ci iperfocalizzano su singoli elementi negativi della realtà interpersonale, chiudendoci in un mondo di schemi cognitivi ripetitivi e ristretti.

Possiamo coltivare la gioia compartecipe attraverso una pratica formale che porta con sé samatha, la calma mentale, costruita non su un oggetto fisico ma su un oggetto interno.

COME FARE

Per iniziare questa pratica è importante trovare una postura seduta dignitosa e rilassata, questo aiuta a connettersi con la dimensione del cuore. Come sempre, per costruire le basi di qualunque meditazione, dedichiamo qualche minuto a costruire un pochino di calma mentale, praticando, ad esempio, la respirazione cosciente.

Quando siamo pronti cerchiamo l’immagine di una persona per la quale siamo rimasti felici quando l’abbiamo vista gioire, oppure qualcuno che non c’è più, qualcuno che non conosciamo o un animale.

Lasciamo che tale immagine emerga alla mente ed esprimiamo l’intenzione di essere gentili, accoglienti e di prenderci cura mentalmente della sua felicità, offrendo, per esempio, queste frasi della tradizione:

Che tu possa essere felice

Possa la tua felicità continuare

Possa la tua felicità aumentare

Sono felice per te

Si può inspirare e ripetere ciascuna frase sull’espirazione, per dare ritmo e sostegno alla calma mentale. Dopo qualche minuto, se si sta praticando con intenzione e sincerità si sentirà il torace scaldarsi e una fiammella accendersi dentro sè.

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