dalla rivista Yoga Journal
Ricordate il film della Pixar ‘Inside Out’? Si svolgeva completamente nella mente di una ragazzina di 11 anni. Riley, preadolescente,che doveva imparare ad affrontare, conoscere e gestire la trasformazione delle sue emozioni di base: la rabbia, anzitutto, che nel periodo dello sviluppo puberale emerge con prepotenza come pure il disgusto, antesignano delle emozioni sociali legate al rango (ad es, disprezzo e ammirazione). Poi ci sono la paura e la tristezza… un panorama desolante se non ci fosse la gioia a rallegrare e a moderare il livello di emozioni negative.
Tra le emozioni di base , quindi, ce n’è solo una positiva : la gioia , un sentire innato che fa parte del nostro corredo genetico di mammiferi superiori. Le emozioni negative non sono piacevoli, ma ci proteggono : se fossimo più gioiosi quando non abbiamo ancora una mente calibrata dall’esperienza per evitare pericoli e minacce, andremmo incontro a braccia aperte a ferite fisiche e morali .

Quando compare la gioia, e non riusciamo a mantenerla entro limiti gestibili, le difese logico-razionali possono non essere di alcun aiuto; ogni emozione ha la capacità di “muoverci all’azione”.Quando siamo pieni di emozioni come la gioia, ci si apre il cuore e sentiamo il desiderio di esserci, di sperimentarci, di fare cose nuove e creative… qualunque cosa! Ci fa desiderare scoprire sentieri e territori sconosciuti, allarga il nostro orizzonte di pensiero, conducendoci a scoperte e a livello ambientale ed esistenziale, rende energici e ci fa sentire più forti di quello che siamo in realtà.
Le conseguenze
E poi, se sui social di solito ci facciamo vedere contenti, di persona abbiamo affinato l’arte del lamento: essere gioiosi in presenza sembra un po’ inopportuno; temiamo l’invidia e la maldicenza. Il che è un problema serio , perché , non moderate dalla gioia , le emozioni tristi prevalgono e ci iperfocalizzano su singoli elementi negativi della realtà interpersonale , chiudendoci in un mondo di schemi cognitivi ripetitivi e ristretti. Dinamiche relazionali conflittuali, abbandoniche, o anche francamente distruttive contagiano interi ambienti relazionali (avvelenando il clima sul lavoro, in famiglia, nel condominio!).
La gioia social?

Ma il problema del nostro mondo, purtroppo , non è quello di dover moderare gli entusiasmi, quanto, piuttosto, quello di suscitarne… Viviamo nell’epoca del sentimento di “solitudine iperconnessa” e delle “passioni tristi”; il fenomeno dell’onnipervasività social sta cablando i circuiti della gratificazione cerebrale in modo più narcisistico: siamo più felici quando riceviamo attenzione che quando ne diamo.
Salvare il mondo
La gioia ci aiuta a tollerare le frustrazioni, ci consola. Non è un caso se tutte le tradizioni spirituali, che tendono al bene dell’anima ma anche della comunità, enfatizzano il valore della gioia. Dal “rallegrarsi” cristiano alla “gioia compartecipe” buddhista, che abbiamo trasportato anche nel contesto di meditazione di mindtulness, l’invito ad amarsi nella semplicità gratuita è presente da almeno tremila anni nella storia dell’umanità.
