La saggezza, la scienza, la natura ci dimostrano che la solitudine è un punto di vista
Nel numero di Giugno 2021, la rubrica di mindfulness interpersonale della rivista Yoga Journal è dedicata alla connessione e alla somiglianza tra creature diverse tra loro.
Maria Beatrice Toro immagina tale connessione come una rete intelligente, fatta di milioni di fili invisibili, che attraversa silenziosamente l’universo. Ogni organismo è parte del tutto della vita, un tassello dell’universo biologico in cui, prima dell’emergere di una coscienza separata, esiste una struttura che collega e tutto sostiene.
Tutto ciò sembra un paradosso perchè lo stereotipo del meditante è quello di una persona isolata e ritirata, che vive un eremitaggio quanto meno mentale.
In realtà non c’è maestro di meditazione che non guidi il suo allievo verso la visione dell’intreccio che la mente intrattiene con se stessa, con il corpo, con il mondo e con gli altri.
Meditando ci si raccoglie su un oggetto e quando la mente smette di vagare ci si accorge che il confine tra noi e l’oggetto di meditazione sfuma. Si tratta di un’esperienza che permette di toccare con mano che la mente è meno separata dalla realtà di quello che immaginiamo.
Il grande maestro Thich Nhat Hanh ha coniato una parola bellissima: “Interessere” per descrivere la rete inestricabile che lega e unisce i destini di tutti gli esseri.
ESERCIZIO TONGLEN
La meditazione Tonglen ci libera dai modelli di egoismo e da quel senso di separazione dagli altri. Praticandola, iniziamo a provare amore per noi stessi e per gli altri, a prenderci cura di noi stessi e degli altri. Il Tonglen risveglia la nostra compassione e ci propone una visuale molto più ampia della realtà.
Da seduti facciamo alcuni respiri profondi: ad ogni espirazione (consapevole) rilasciamo un po’ della tensione accumulata durante la giornata, calmando la mente e diventando consapevoli dell’abbondanza e dell’infinita disponibilità dell’aria attorno a noi, ad ogni inspirazione invece ci soffermiamo sul piacere di attingere a una risorsa infinita: il respiro.
Ripetiamo a noi stessi: «Sto inspirando per me».
Ora, mentre espiriamo, pensiamo a qualcuno che è in difficoltà e ha bisogno di energia e compassione.
Ripetiamo a noi stessi: «Sto inspirando per me», «Sto espirando per te», «Respiro per me», «Respiro per te».
Inviamo la compassione dove sentiamo che è più necessario e, se ci viene in mente la nostra stessa sofferenza, sentiamoci liberi di concentrarci su noi stessi. Se poi sentiamo di avere abbastanza forza possiamo tornare a espirare per tutti noi questo oceano di ossigeno che abbiamo a disposizione.
Piano piano proviamo ad abolire il confine tra noi e gli altri. Respiriamo per tutti senza più distinzione.