Ogni volta che illuminiamo con la consapevolezza il piano della percezione fisica, emergono molti diversi oggetti di osservazione, in continuo cambiamento;
troveremo sensazioni che sorgono e poi svaniscono, tensioni che crescono o calano di intensità, oppure può succedere che non notiamo nulla: accorgersi di quell’assenza di sensazioni e restarvi in contatto è una forma di meditazione potente quanto la consapevolezza di qualcosa di più concreto.
Siamo coscienti “del corpo nel corpo” e sviluppiamo intimità con il piano della nuda sensazione. Le reazioni emotive che il body scan produce più frequentemente sono: curiosità, neutralità, voglia di continuare, impazienza, desiderio di smettere, gioia, sorpresa, tristezza, paura, frustrazione, vergogna.
Secondo Kabat Zinn, l’esperienza della consapevolezza fisica di sé, ovvero questo semplice “stare con le sensazioni”, avvicinandosi silenziosamente ad esse, contattandole per quello che sono, possiede un potere curativo, poiché ci può, nel tempo, far venire a patti con tutto quello che c’è nel corpo, anche se si dovesse trattare di un fastidio, o di un dolore.

Smettere di lottare con le sensazioni significa, in qualche modo, smettere di lottare con se stessi e rappresenta la precondizione per poter smettere di lottare con gli altri. Con il body scan ci si prende del tempo prezioso,per nutrire la coscienza e se stessi passando attraverso il corpo.
È importante ricordare che questo oggetto di attenzione è accessibile a tutti, consistendo nel corpo e nel respiro che lo anima in ogni momento. Mentre pratichiamo, inevitabilmente, capiterà di distrarsi, ritrovandosi a spaziare nel mondo dei pensieri. Ciò fa parte della pratica, poiché, per quanto attenti al corpo, non possiamo non essere, nel contempo, immersi nei meccanismi della mente. È normale, è così che funzioniamo: con gentilezza,senza giudicare noi stessi per esserci distratti, torniamo a raccogliere la mente attorno alle sensazioni corporee.