Come un pellegrino – YOGA JOURNAL

Trovare l’intenzione della meditazione in movimento

di Maria Beatrice Toro 

Meditare camminando è una pratica feconda ma si può fare anche qualcosa di diverso, recuperando la tradizione occidentale dell’itinerario sacro, il pellegrinaggio. Un sentiero o percorso tracciato secondo un criterio di significatività. Forse il più famoso è il Cammino di Santiago, ma non occorre andare lontano per portare nelle nostre vite un’attitudine da pellegrini. Ciò che conta è l’intenzione.

Possiamo costituire uno specifico atteggiamento mentale quando camminiamo verso un luogo che per noi è sacro e possiamo farlo, nel piccolo grande tempo delle nostre giornate, anche recandoci al lavoro, o a trovare qualcuno. L’idea è di coltivare un cuore da pellegrino: si recupera l’idea di meta, unita a una misurazione dello spazio in termini di falcate di cammino e la si riporta nell’alveo della pratica camminata.

Gli ingredienti essenziali della Mindfulness, in fondo, sono solo tre: intenzionalità, orientamento al presente, sospensione del giudizio.

 

 

Ogni volta volta che scegliamo di prenderci un tempo per andare a piedi da qualche parte, possiamo trovare un modo per stabilire questi tre fondamenti della consapevolezza: fare un cammino devozionale è molto più che recarsi in un santuario, è un’esperienza di abbandono della quotidianità che ci conduce in una dimensione di temporanea perdita dei riferimenti abituali.

Chi cammina con uno scopo spirituale è introdotto, a partire dal primo passo, a un tempo che è tutto “sacro”, dalla partenza all’arrivo. Ci si toglie dalle attività pratiche e si vive un tempo nettamente distinto da ciò che avviene nel quotidiano. E lo si fa con quella speciale attenzione e rispetto che si deve a ciò che si colloca su un piano essenzialmente spirituale.

Essere pellegrino 

Il pellegrino è straniero in quanto estraneo alle persone che incontra; non ha un ruolo sociale, professionale, familiare. È solo mentre affronta le tappe che si trovano sulla strada verso un luogo sacro. Il suo viaggio, così concepito, è solo suo e viene compiuto per devozione, ricerca spirituale o penitenza.  i3Anche se sceglie di fare il viaggio in gruppo, la sua esperienza sarà resa unica da quell’abbandono iniziale della sua vita ordinaria fatta di abitudini, rapporti, lavoro, mentre ogni passo lo allontana da casa e lo avvicina a un luogo di connessione con la divinità. Il pellegrino diviene un qualcuno che, straniero per gli altri, si rende straniero a se stesso per cercarsi, riconoscersi, perdersi e ritrovarsi in tutte le forme e in tutti i modi del suo io.

Come in ogni viaggio, quando si torna non si è mai uguali a quando si è partiti, poiché in un viaggio in cammino il potenziale trasformativo e
autoconoscitivo si amplifica e moltiplica. Lo spazio e il tempo tornano a essere dimensioni abitabili, conoscibili e “concrete”.

Perchè camminare?

Spesso il cammino viene scelto dalle persone come esperienza da effettuare in momenti di passaggio della vita. Nessuno compie il cammino per caso. Si cammina per elaborare un evento, lasciandosi dietro tutto e, naturalmente, senza fretta di raggiungere quello che c’è davanti. Si procede passo dopo passo, con i piedi che permettono di andare e di fermarsi, di attraversare e, forse, di raggiungere.

Le cose da imparare prima di partire

  1. Qualunque sia il viaggio che vuoi compiere, pianifica delle tappe adatte alle tue capacità fisiche e, soprattutto, fai un piano che sia indicativo
    ma flessibile.
  2. Quando ci si ferma per riposarsi è consigliato creare un momento di silenzio.
  3. Prima di rimettersi in viaggio sarà buona pratica eseguire degli esercizi di stretching e riscaldamento per poi iniziare la marcia in modo leggero, fino a raggiungere un ritmo regolare e continuo.
  4. Ascoltare il proprio corpo, i dolori, le sensazioni e poi prendersene cura.

PRATICA: RIPERCORRI LA TUA MOTIVAZIONE

Ipotizza di voler andare a visitare un luogo “pellegrinando”, il primo passaggio è chiedere a te stesso:
Perché sto andando proprio lì? Che senso ha quel luogo per me? Perché oggi ho scelto di andarci a piedi? Sto camminando per ringraziare di un dono che la vita mi ha concesso? Oppure per schiarire la mente su un problema che mi sta a cuore? Sono in cerca di un’ispirazione?
Il secondo passaggio è… mettersi in cammino, senza giudizio, in puro ascolto di ciò che troviamo sulla via. Possiamo effettuare il nostro cammino anche verso il luogo di lavoro, la casa di un amico, il supermercato.
Ripercorri con la mente e il cuore quali siano le tue motivazioni chiarendo a te stesso qualcosa di più sul perché ogni giorno ti sposti, indaga a fondo quale sia la tua volontà, quali le aspettative, le preoccupazioni. E, poi, cammina.
Libero di essere te stesso, libero e straniero, con l’aiuto imprescindibile che viene dall’aver scelto di essere, ancora una volta, sulla strada.

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