Modifica alcune strutture del nostro cervello
La mindfulness prende le mosse dalla constatazione di quanto, in situazioni di stress, tendiamo a ingigantire qualunque problema ci si presenti – afferma Maria Beatrice Toro – In una realtà frenetica e iperconnessa come quella attuale è sempre più difficile prestare attenzione a ciò che accade nel presente. La nostra mente, il più delle volte, è impegnata a rimuginare sul passato o presa dell’ansia per eventi futuri, aggiunge. Imparare a prendersi piccole pause di consapevolezza e focalizzare il pensiero sul momento che si sta vivendo, accogliendo pensieri ed emozioni, può renderci più centrati, equilibrati e felici, perché impariamo a dare il giusto peso agli eventi. Inoltre, “allenandoci” regolarmente possiamo modificare alcune strutture del nostro cervello e ispessire la materia grigia nelle zone associative e nell’ippocampo, migliorando la memoria.
Alla portata di tutti
La mindfulness è accessibile a tutti ma è di particolare aiuto se ci si trova in determinate situazioni. Serve, per esempio, a incrementare la capacità di concentrazione dei
sempre più numerosi bambini che soffrono di deficit di attenzione e iperattività; ma anche alle persone anziane, per prevenire e contrastare forme di demenza senile; e alle donne che attraversano la fase della menopausa, durante la quale il calo degli ormoni estrogeni può farsi sentire anche con qualche contraccolpo a livello cognitivo.
Effetti scientificamente documentati
Nelle persone che la praticano regolarmente, come monaci e suore di clausura, la risonanza magnetica evidenzia un ispessimento delle aree prefrontali del cervello (la cosiddetta corteccia grigia), quelle legate ad attenzione, consapevolezza,
memoria e linguaggio, e rileva un ridimensionamento dell’amigdala, definibile come quella “centralina” che fa scattare in noi il senso di allerta. Ne consegue che una regolare pratica di mindfulness è davvero in grado di allenare e ri-plasmare il nostro cervello. In particolare possiamo imparare a vivere la nostra vita operando scelte serene, senza limitarci a reagire di fronte agli accadimenti che dobbiamo fronteggiare. La mindfulness ci permette inoltre di rileggere il presente in modo più autentico, gioioso e grato.
Prestare attenzione
Non significa assumere un atteggiamento di passiva rassegnazione, ma imparare a comprendere che anche fatti negativi (come solitudine, malattia o fallimento) sono esperienze come altre, che fanno parte della nostra vita e di quella di tutti.
Come “imparare” la pratica mindfulness
L’approccio più serio per farla consiste nel rivolgersi a un istruttore, ma esistono anche numerosissimi libri sull’argomento e tutorial da seguire online. Un protocollo collaudato
è quello chiamato MBSR (mindfulness based stress reduction) che si articola su 8 incontri da 2 ore e mezza programmati su altrettante settimane, e che comprende anche mezza giornata di ritiro spirituale silenzioso. Una volta apprese le fondamenta della mindfulness, potremo praticarla ogni giorno: sono sufficienti 15 minuti, anche divisi in tre sessioni da cinque minuti ciascuna.
La posizione
La posizione deve essere rilassata, ma composta: se siamo in ufficio, seduti alla scrivania,
dovremo staccare la schiena dallo schienale e poggiare i piedi a terra, impostando poi
un timer per non deconcentrarci pensando a rispettare i cinque minuti che ci siamo
prefissati. A questo punto si inizierà a prestare attenzione al respiro, e quindi alle emozioni che ci stanno attraversando nel momento. Potrà essere d’aiuto anche visualizzare determinate immagini: una montagna, per esempio, che si avvicina a noi fino a inglobarci e a “trasmetterci” la sua solidità. La mindfulness può essere praticata perfino camminando per strada, sempre concentrandosi sul respiro, focalizzandosi sulle persone che si incontrano e formulando loro, interiormente, un augurio di felicità: una pratica di “gentilezza amorevole” che nuovamente, può farci sentire più sicuri e liberi.