Body positive

Noi non siamo i nostri difetti 

 

Anche se ce ne prendiamo cura, abbiamo sane abitudini e ci teniamo in allenamento, l’autocritica incentrata sul corpo è un veleno subdolo e sempre in agguato. Nella nostra cultura così incentrata sull’immagine l’aspetto fisico tende a diventare teatro privilegiato in cui dare forma e voce alle nostre inquietudini più profonde.

Anche se può sembrare un meccanismo mentale tortuoso e strano, Maria BeatriceToro, come psicoterapeuta e insegnante di Mindfulness, in un articolo su Yoga Yournal, testimonia che è un percorso psichico incredibilmente battuto, complice il clima culturale “narcisista” in cui tutti noi siamo immersi.

Se non siamo a nostro agio o ci sentiamo inadeguati pensiamo che dipenda dal fatto che siamo in sovrappeso, o acneici, o calvi… ma non è la verità: il più delle volte il corpo non c’entra nulla!

Per liberarci da tutto ciò, e per pace con il nostro aspetto così come è adesso, l’esperta di mindfulness propone un cambiamento di prospettiva molto radicale: dal body shaming interiorizzato al body positive.

Il body positive nasce come movimento per valorizzare ogni tipo di aspetto non convenzionale in cui si può, in verità, riconoscere bellezza.

Si tratta di una scelta consapevole di distacco dai codici preminenti, un processo che risulta però piuttosto difficile perchè andare completamente d’accordo con il proprio aspetto non è così facile, anche se consapevoli del fatto di non doverci adeguare a standard di bellezza o capacità di prestazione irraggiungibili.

Infatti, in gioco non c’è solo la nostra autostima ma il timore dell’esclusione sociale: percepirsi sgradevoli fa sentire “diversi”, rendendo difficile il rispecchiarsi negli altri e percepire un senso di appartenenza.

 

UN PERCORSO LIBERATORIO

Incominciamo il nostro cammino identificando le parti del nostro corpo che non amiamo, ricordando che la consapevolezza di ciò che ci portiamo dentro è sempre il primo passo per il cambiamento. Lasciamo andare la tendenza a focalizzarci in modo giudicante su di esse. Chiediamoci, infine, quale sia la nostra specifica bellezza e come portarla alla luce. Nella bellezza vera c’è posto per tutte le nostre caratteristiche, quelle che consideriamo pregi e quelle che consideriamo difetti ed, anzi, si parte proprio dai difetti, deponendo l’atteggiamento giudicante e ribellandoci all’idea che vadano necessariamente nascosti. Nel programma MBCT c’è una pratica meravigliosa che si chiama “Lavorare con le difficoltà propongo di calarla sul tema del corpo e scegliere di portare alla luce della coscienza un proprio “difetto”, per poi esercitarci nell’accettazione e nel rispetto per noi che abbiamo quel difetto.

 

PRATICA

Prendiamo una posizione rilassata per qualche minuto, con l’attenzione rivolta alle sensazioni fisiche che sorgono
e svaniscono in ogni istante. Diamoci il permesso di portare alla luce sia il benessere che il disagio, per prendere contatto con tutto quello che c’è in noi, per esplorare, per vedere con chiarezza. Portiamo deliberatamente alla mente una caratteristica de! nostro fisico che ci mette a disagio. Sentiamo quali emozioni ci suscita… forse ansia, o rabbia, tristezza o, anche, nessuna emozione in particolare.

Qualunque cosa sia, va bene cosi. Diamo a noi stessi il permesso di sentirla, così come è. Sentiamo come l’emozione si riflette nel corpo. Abbracciamo e accogliamo quelle sensazioni, aiutandoci con una visualizzazione, immaginiamo di respirare nella zona del corpo che ci sta manifestando malessere. Diciamo a noi stessi: “posso ascoltare quella parte del corpo”, “posso darle spazio”, “è parte di me”. Diciamo a noi stessi: “Posso avere profondo rispetto di questa parte di me, posso rispettarmi, tutto intero, senza escludere nulla, perché è parte di me”.

RIFLESSIONE
Con questa pratica ci siamo esercitati nell’accettazione e nel rispetto per noi stessi, così come siamo, con i limiti che abbiamo. Possiamo scegliere di esercitarci in questo modo per qualche giorno di seguito, scegliendo ogni volta la parte del corpo cui vogliamo dare attenzione. Uno alla volta, i nostri limiti verranno visti per quello che sono: caratteristiche che la cultura dominante qualifica come difetti, ma che in sé non sono né buoni né cattivi… Uno alla volta, i nostri limiti smetteranno di causare in noi avversione e si dissolveranno all’occhio della mente, nella consapevolezza che siamo quello che siamo e non c’è nulla da aggiustare, nulla da correggere, nulla da guarire.

 

 

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