Dalla pandemia ai sintomi da rientro delle vacanze (e ritorno…): impariamo a calarci, con compassione, dentro noi stessi

Sei appena tornata dalle vacanze: forse, causa restrizioni, è stato il viaggio che aspettavi da mesi o forse è stata una breve “gita fuori porta”, ma nel disfare le valigie potresti avere a che fare con un altro tipo di bagaglio: una persistente sensazione di tristezza dal momento in cui hai aperto la porta di casa.

di Antonio Petracca

Il blues post-vacanze è reale!

Conosciuto anche come sindrome post-vacanza, Il blues post-vacanza condivide molti degli stessi sintomi caratteristici di un disturbo d’ansia o dell’umore: insonnia, bassa energia, irritabilità, difficoltà di concentrazione e ansia. Ma a differenza della depressi

one clinica, il disagio è di breve durata piuttosto che a lungo termine. Anche se spesso viene prestata molta più attenzione alla depressione che si verifica durante le vacanze, la condizione non è poi così rara.

Perché lo sentiamo dopo le vacanze?

Le vacanze potrebbero essere l’unico momento in cui la vita normale viene interrotta. Anche se le tue vacanze non sono state così allegre e luminose, il cervello esagera la realtà della vita quotidiana, facendo sembrare il ritorno alla banalità sproporzionatamente più ansioso e deprimente di quanto non sia in realtà. Inoltre l’ultimo, ennesimo, ciclo di stagioni trascorso con la Pandemia, rende ancor più esasperate le aspettative e l’impatto psicologico al rientro.

Cosa si può fare allora per gestire la fase acuta del blues post vacanze?

Nel complesso, le vacanze fanno bene alla salute mentale e darci l’opportunità di esplorare il mondo che ci circonda può ringiovanire il nostro senso di meraviglia e, cosa più importante, aiutarci ad essere più presenti.

 

Anche al temuto rientro, con un po’ di sana intenzione, non è così improponibile continuare a coltivare questa attitudine di presenza, mettendo in atto alcune semplici azioni orientate a nutrire un valore fondante: il nostro benessere!…vediamo quali possono essere:

  • Festina Lente. Lo storico Svetonio coniò con tale emblematica citazione la necessità di “affrettarsi lentamente nelle cose”; ovvero di andare avanti con piena consapevolezza pur rispettando i propri tempi: laddove possibile puoi gestire l’impatto del rientro riprendendo le tue attività, i tuoi appuntamenti gradualmente; magari anticipare di un po’ il rientro può aiutarti a raccogliere tempo ed energie.
  • Programma il tempo per divertirti. L’interazione sociale è una componente fondamentale di un maggiore benessere. Ora che gli svaghi si sono esauriti, un calendario vuoto potrebbe sembrare un po’ deprimente. Nutrire la tua agenda con le attività che ti piacciono alimenterà qualcosa da aspettarti e ti aiuterà a tenere a bada l’effetto di contrasto. È facile ritirarsi quando ti senti giù: raggiungere gli amici e le altre persone a cui tieni, anche quando non ne hai voglia, può fornire una spinta tanto necessaria.
  • Sii paziente e vacci piano con te stesso. Il blues post-vacanze non durerà per sempre. Nel frattempo, datti un po’ di tregua. Non abbatterti nel sentirti come ti senti e prenditi il ​​tempo necessario per trovare il tuo equilibrio.
  • Sii gentile con gli altri. In vacanza, è probabile che tu abbia apprezzato un gesto affettuoso ed inaspettato del partner come da tempo non accadeva oppure è possibile che tu abbia conosciuto persone gentili che ti hanno aiutato: un consiglio su un itinerario alternativo da parte di un abitante del luogo, l’indicazione per un buon ristorante, avranno sicuramente fatto la differenza nel tuo itinerario per cui avrai provato gratitudine. Porta con te questa potente sensazione e donala, al meglio che puoi, anche ad altri.

Pur planando sulla possibile azione su cui si può essere orientati, calarci consapevolmente e “in un certo modo” dentro noi stessi può fare davvero la differenza per gestire l’impatto emotivo al rientro dalle vacanze: la compassione verso noi stessi è un potente modo per guardare la verità dei nostri disagi.

Per definizione la compassione è la sensibilità verso la sofferenza propria e degli altri, congiunta all’autentico desiderio di alleviarla.

 

Pertanto, imparare a prenderci cura di ciò che rappresenta per noi un bisogno mancato o minacciato può renderci più centrati e abilitati a vivere una vita degna di essere vissuta; non solo:

la compassione, che non è né un’emozione, né un sentimento ma un vero e proprio costrutto psicologico ha una sua precisa fisiologia e studi accreditati nell’area delle neuroscienze ci dicono che sviluppare compassione verso gli altri e sé stessi attiva la corteccia pre-frontale, l’ area più nobile del nostro cervello, quella deputata a favorire il delicato compito di “digerire” le proprie esperienze, sia belle che brutte.

Non è un atto di evitamento ma di autentica assimilazione rispetto a ciò che è avvenuto: la via regia all’incontro con noi stessi e ciò che conta davvero.

Dunque imparare a coltivare la Compassione – attraverso la pratica meditativa e i training esperienziali dedicati- può fare davvero la differenza per trasformare le nostre “ferite in feritoie” e ripartire con piena consapevolezza e rinnovate energie!

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.