Nella mindfulness ci impegniamo nella pratica coltivando la presenza, l’attenzione ma anche una serie di atteggiamenti mentali, un insieme di attitudini consapevoli
di Francesca De Luca
Si tratta precisamente di modi di porsi che vanno coltivati intenzionalmente, poichè spesso sono molto lontani dal modo con cui ci approcciamo alle esperienze. Li definiamo “pilastri” perché nelle strutture architettoniche è il pilastro a consentire a ciò che vuole emergere di espandersi.
I pilastri si sviluppano meditando e poi ci sostengono in ogni momento.
Uno dei pilastri della mindfulness è lasciar andare.
Questa attitudine è molto lontana dal nostro modo di vivere: per esempio stiamo per andare in vacanza e siamo carichi di aspettative positive. E il pensiero torna spesso lì, per godere in anticipo di tutte le c
ose belle che potremo fare. Oppure domani abbiamo un esame clinico, e questo spaventa, mette un’ansia insopportabile, e vorremmo scacciare tutto ciò dalla testa. Anche quando iniziamo a meditare ci accorgeremo che ci sono pensieri che la mente cerca di trattenere, e altri che al contrario cerca di respingere.
L’idea fondamento di qualsiasi pratica meditativa è di lasciare andare, di essere semplici spettatori di tutto quello che accade nei nostri pensieri. Attraverso la meditazione ci alleniamo a mettere da parte la nostra abituale tendenza ad attaccarsi a certe esperienze e a respingerne altre.
Lasciar andare è permettere a ciò che non ci occorre di scorrere via, senza più trattenerlo, rilasciandolo intenzionalmente. Non è facile mollare la presa ma prima o poi è quello che tutti dovremo fare per trovare calma e serenità. La nostra mente vuole metterci sempre in guardia, tende a soffermarsi su emozioni e pensieri negativi piuttosto che sulle esperienze positive. Questo perché siamo progettati per la sopravvivenza e non per la felicità.
Con la pratica impariamo a lasciar andare, ci apriamo al nuovo e accogliamo tutto ciò che viene e tutto ciò che va. Ne registriamo i contenuti e le emozioni che ci creano in noi, e poi li lasciamo andare, senza trattenerli più.
Questo ci rafforza, poiché ci consente di conoscere meglio noi stessi e allena la flessibilità della nostra attenzione, nel senso che diventiamo sempre più in grado di lasciar andare. Thich Nhat Hahn, uno dei più rispettati monaci buddisti, insegna che i pensieri sono come dei treni: c’è la locomotiva, che è il pensiero al suo sorgere, e ci sono i vagoni, ovvero tutti i pensieri che quel primo pensiero si porta dietro. Meditando, accorciamo i treni di pensieri, liberandoci dal potere tirannico della rimuginazione e acquisiamo libertà, pace, completa armonia con il momento presente.
Con le parole di Achaan Chah nei “ Maestri della foresta”:
“Fate qualsiasi cosa con una mente che lascia andare. (…) Se lasciate andare poco, avrete poca pace. Se lasciate andare molto, avrete molta pace. Se lasciate andare completamente, conoscerete una completa pace e libertà. I vostri conflitti col mondo avranno fine.”