“In questi giorni siamo portati tutti ad un rallentamento, rallentano le nostre attività lavorative, rallentano le relazioni sociali ed i contatti con le persone. La Mindfulness ci insegna che queste possono essere occasioni per pacificare e rallentare anche il nostro motore mentale.
Potremmo pensare a queste giornate passate in quarantena al pari di un ritiro silenzioso e cioè ad uno spazio temporale e fisico nel quale minimizzare gli stimoli che riceviamo per compiere una minuziosa osservazione della nostra coscienza. Chi ha compiuto un ritiro silenzioso sa che molte delle condizioni che oggi siamo costretti ad osservare sono simili per certi versi a quelle proposte all’interno di un corso di meditazione residenziale.

In primo luogo la minimizzazione dei contatti sociali ha sulla nostra mente l’effetto di renderla più orientata all’autosservazione. È infatti relazionandoci meno che predisponiamo la mente ad una dieta del suo alimento più calorico, l’altro,in secondo luogo, il silenzio. Possiamo pensare di accogliere e non ostacolare il rallentamento sociale nel quale siamo immersi, ma di porci a lui in un ottica accettante e non giudicante. Usare alcune di queste ore passate in casa per coltivare uno spazio di silenzio assoluto durante la giornata può riservare l’inattesa sorpresa di renderci mentalmente più attenti e lucidi e di trovare maggiormente “semplici” le pratiche formali.
Ma come praticarlo?
Ad esempio prendendoci uno spazio di due o tre ore nel quale ci esercitiamo con un paio di pratiche come un bodyscan e una pratica sul respiro ad esempio, e nel quale osserviamo il completo silenzio chiedendo alle persone con le quali condividiamo lo spazio vitale di aiutarci facendo un po come se non ci fossimo. Così facendo contempliamo come la nostra mente lentamente entrerà in uno stato di assorbimento sempre maggiore, nel quale ci potremmo scoprire più quieti e maggiormente disposti ad accettare ciò che la vita ci offre.

In ultimo l’alimentazione. spesso quando si passa molto tempo in casa si tende anche ad assumere un alimentazione per certi versi anarchica ed incontrollata. Durante un ritiro silenzioso la dieta proposta è spesso povera e poco sapida, questo non perché si voglia punire il mediatore o perché ci sia una particolare finalità nutrizionistica ma semplicemente per evitare di iperstimolare la mente con sapori troppo forti così da sviluppare maggiore brama. Osservare una dieta alle volte più povera, sia in termini di quantità che di sapidità, può in un ottica mindful farci riscoprire un sapore dimenticato o al quale eravamo assuefatti.