Dalle 8 alle 10 ore: è quanto dovrebbero dormire i ragazzi per poter crescere bene ed affrontare le loro sfide quotidiane. Spesso, però, i nostri figli (soprattutto a partire dall’epoca della pubertà) ingaggiano una sistematica ribellione per ritardare l’orario in cui si va a letto.
Come possiamo aiutarli a non perdere ore di sonno importanti e a non sentirsi stanchi al mattino? Ce lo spiega la prof.ssa Maria Beatrice Toro, in un intervista di Silvia Calvi per la rubrica “Dormire bene” sulla rivista Starbene.
Per i giovanissimi, tirar tardi è espressione di conquista, un modo per dimostrare di essere diventati grandi.
Cercare di comprendere questo bisogno aiuta a concedere maggiori spazi di autonomia: facciamolo durante le vacanze o i weekend. In questo modo, sarà più facile per i nostri figli accettare che quando c’è scuola è però necessario rispettare delle routine.
Le nuove tecnologie, in questo senso, non aiutano: la luce degli apparecchi interferisce con la produzione di melanina e usarli dopo cena può indurre insonnia. Cerchiamo di ridurre il loro uso durante l’orario serale e non permettiamo che lo smartphone rimanga sul comodino durante la notte, perchè rappresenterebbe una tentazione troppo forte.
Dal punto di vista psico emotivo, poi, sono le difficoltà nei rapporti con i coetanei la principale causa di tensione, più del rendimento scolastico. Litigi, gelosie, insicurezze, tutto può rappresentare un dramma.. Cerchiamo di tener vivo il dialogo, facendo sentire la nostra reale presenza: in questo modo si sentiranno, almeno, sostenuti nel cercare una soluzione a ciò che sta succedendo. Per quanto concerne la scuola, a volte ragazze e ragazzi sono preoccupati della performance, con la costante paura di deludere i genitori. Siamo noi i primi a dover cambiare atteggiamento: cerchiamo di non essere attaccati solo al voto ma pensiamo sempre all’impegno e alla fatica con cui i nostri figli affrontano ogni giorno le loro sfide.
In ultimo, può essere di aiuto anche invogliare i nostri ragazzi a fare sport: a questa età c’è un surplus di energia che, se non incanalato nella giusta dimensione, può trasformarsi in un’irrequietezza difficile da contenere.