Godendo delle esperienze piacevoli come fonte di felicità
Due sono le correnti di pensiero che nel tempo si sono succedute, e anche sovrapposte, rispetto al concetto di benessere: l’edonismo e l’eudemonismo. Nel primo viene messo al primo posto il godimento delle esperienze piacevoli mentre nel secondo lo scopo di vita coincide con l’autorealizzazione, sia a livello individuale che sociale.
Maria Beatrice Toro, nel mensile Yoga Journal di Luglio/Agosto spiega nel dettaglio le due interpretazioni del benessere.
L’interpretazione del benessere edonista risale a una scuola di pensiero del IV secolo secondo cui il piacere è il bene per eccellenza ed è giusto ricercarlo, senza sentirsi minimamente egoisti.
Esso costituisce l’unica forma di bene intrinseco all’esistenza, qualcosa che non può essere ulteriormente spiegato ma che conosciamo, tutti, a livello intuitivo.
L’edonismo fornisce alla psicologia una teoria semplice e plausibile per spiegare buona parte del comportamento: la ricerca di gratificazione e l’evitamento del dolore può effettivamente essere vista come motivazione di base e regola di fondo che domina le nostre scelte.
Nella concezione dell’eudemonismo, invece, il benessere non coincide con il piacere ma con una connotazione di tipo più “funzionale”, riguardando il livello di espressione di sè che riusciamo a manifestare con il nostro progetto di vita.
Stiamo veramente bene solo quando riusciamo a realizzare pienamente ciò che siamo, ognuno secondo le sue specifiche qualità.
Nell’ottima eudemonica per stare bene un essere umano ha bisogno di esprimere la natura profonda di essere pensante e animale sociale: piacere e dolore sono le cause motrici degli animali da cui solo noi umani possiamo in parte emanciparci.
Se, a livello filosofico, edonismo e eudemonismo sono sistemi di riferimento contrapposti, a livello psicologico le componenti edonica e eudemonica si intrecciano nelle nostre vite per valutare il livello di benessere di una persona considerando entrambe le dimensioni.
Pratica – Per incontrare se stessi nel luogo del piacere
- Satraiato sulla schiena, con le mani lungo i fianchi, prendi tre lunghi respiri profondi. Senti che l’aria, entrando, effettua un massaggio dolcissimo al tuo interno. I polmoni si espandono, il cuore diventa rosso di ossigeno, gli organi vengono accarezzati con amore.
- Porta attenzione al volto. Rilassa le tensioni tra le sopracciglia, con un accenno di sorriso. Tante volte il volto ti ha portato piacere: un bacio, una carezza, qualcuno che ti ha toccato i capelli. Evoca il piacere del volto e della testa.
- Porta attenzione al busto. Rilassa le tensioni nel petto, nella parete addominale, nel bacino. Se ne senti il bisogno, massaggia i punti in cui si presenta tensione. Tante volte la parte centrale del corpo ti ha portato piacere: un massaggio ricevuto, un bagno tiepido, la percezione dell’aria sulla pelle, le sensazioni sessuali. Evoca il piacere del busto e del bacino.
- Porta attenzione agli arti. Rilassa le tensioni delle mani, delle braccia, delle spalle muovendole impercettibilmente con piccolissimi stiracchiamenti. Fai lo stesso con le gambe. Tante volte gli arti ti hanno portato piacere: stiracchiarti, massaggiarti la piante dei piedi, sentire sensazioni positive mentre cammini. Evoca il piacere degli arti.
- Ora espandi la coscienza alle eventuali sensazioni piacevoli di adesso; senti se c’è qualche sensazione positiva adesso. Se non fosse presente, non fa nulla, va bene così.
- Ringrazia te stesso per esserti autorizzato a incontrare il piacere e, quando ti senti pronto, esci da questa meditazione.