Questo corso è stato pensato con il desiderio di esplorare e trasmettere ai partecipanti il potere trasformativo e rigenerante della Mindfulness in sinergia con la Compassione.
I partecipanti avranno modo di apprendere ed esperire l’essenza della Compassionevolezza: una delle qualità imprescindibili per gli Istruttori di Mindfulness, trasversale a tutte le attitudini che è bene coltivare.
Di fatto “l’Istruttore Compassionevole” incarna precise competenze che si coltivano con una specifica pratica personale, quotidianamente.
Tali competenze, meglio concettualizzabili come attitudini, rendono l’Istruttore autenticamente sensibile e dedito ad entrare in contatto con i vissuti (talvolta dolorosi) del partecipante, ma anche ad essere dedito ad entrare in contatto e sostenere le parti di sé che soffrono: sì proprio così, perché anche un Istruttore è un essere umano e ha bisogno di coltivare la Compassione.
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Primo modulo formativo (Sabato pomeriggio)
Il programma del primo modulo è stato pensato per entrare in un viaggio, sia teorico che esperienziale, alla scoperta del senso profondo dell’integrare la Cfonsapevolezza e la Compassione.
Dopo una sessione di Mindfulness utile a centrarsi ci si concentra sulla Compassione, per scoprire che cosa è e come rivolgerla a se stessi
Pratica: le qualità dell’aiuto
La compassione nasce dal desiderio profondamente umano di aiutare. Una volta percepita la sofferenza nell’altro, si percepisce un’energia volta ad aiutarlo a superare le difficoltà che sta attraversando. Un’energia che è Forza, ma anche Saggezza.
Scopriremo che, nonostante l’uomo per sua natura eviti il male, non esiste essere umano che non abbia mai sperimentato la sofferenza ed è nella nostra natura sia soffrire che desiderare che la sofferenza venga alleviata. La sofferenza dell’altro, ma anche la propria stessa sofferenza (self Compassion).
Pratica: il tocco compassionevole
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Secondo modulo formativo (Domenica mattina)
Come funzioniamo nella quotidianità
La Compassione ha una sua precisa fisiologia e studi nell’area delle Neuroscienze ci dicono che sviluppare Compassione verso gli altri e sé stessi attiva la corteccia prefrontale, l’ area più nobile del nostro cervello, quella deputata a favorire il delicato compito di “digerire” le proprie esperienze, sia belle che brutte.
Pratica di visualizzazione
Attraverso questo momento formativo apprenderemo cosa sono
- Il Sistema di Protezione dalla minaccia (Threat System) che ha la funzione di individuare e proteggerci dalle minacce
- Il Sistema di Esplorazione e Ricerca delle risorse (Drive System) che ha la funzione di motivarci a cercare le risorse di cui abbiam bisogno
- Il Sistema di Sicurezza (Soothing System) che ha la funzione di “assimilare e di essere connessi” con le risorse già presenti.
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Terzo modulo formativo (Domenica pomeriggio)
Sviluppare la compassione verso di sé
La Compassione non è pietà (provare pietà a volte può essere quasi paralizzante) nè una forma di sentimentalismo: è un modo di rapportarsi agli altri e a Sè. Non esiste una separazione netta tra il desiderio di aiutare gli altri e la Self Compassion: in tibetano, ad esempio, il termine Tsewa comprende entrambe queste attitudini.
Attraverso esercizi che facilitano l’emergere di immagini positive in cui qualcuno (Pratica della Creatura compassionevole) o qualcosa (Pratica del Luogo compassionevole o del Colore compassionevole) hanno l’intenzione di aiutarci giungeremo a sperimentare che dentro di noi esistono tutte le risorse per auto aiutarci.
Ampio spazio sarà dedicato a momenti di condivisione e di riflessione sia in piccoli gruppi, sia nel gruppo allargato.