Gli ostacoli alla pratica: la mente che vaga

Tutte le persone che si misurano con la meditazione incontrano nel corso della pratica delle difficoltà. Direzionare l’attenzione su uno specifico oggetto, mantenere la posizione prescelta per diverso tempo, rimanere in silenzio, potrebbero sembrare azioni banali ma, in verità, celano delle considerevoli difficoltà che si palesano sin da subito.

di Francesca De Luca

Come iniziamo ad avvertire e sperimentare queste difficoltà sorgono automaticamente delle affermazioni categoriche: non riuscirò mai a stare seduto e fermo per un tempo così lungo! Non riuscirò mai a trovare il tempo per portare avanti la pratica quotidiana, la mia vita è troppo densa di cose da fare! Non troverò giovamento nemmeno con questo percorso perché sono troppo agitato quindi è possibile che io stia sbagliando qualcosa! Questo sarà il mio ennesimo fallimento!

Il primo vero grande ostacolo alla meditazione di mi

ndfulness è il continuo divagare della mente.

 

Nella pratica mindfulness parliamo di mente calma ma non intendiamo una mente priva di pensieri, vuota. Questo sarebbe assurdo! Per quanto ci piaccia oppure no la tendenza della mente è quella di vagare e distrarsi continuamente. La mente è in continuo movimento proprio perché è attratta dalla programmazione delle attività, da ciò che accade all’esterno di noi piuttosto che da ciò che accade all’interno avendo la presunzione di conoscerlo già.

Nella pratica non cerchiamo di svuotare la mente ma proviamo a modificare la relazione che abbiamo con i pensieri e con l’attività naturale della mente. Non dobbiamo reprimere i pensieri ma piuttosto familiarizzare con loro, osservarli come semplici fatti mentali e non come se fossero la realtà (cosa che purtroppo accade!).

I pensieri sono impermanenti, vanno e vengono, entrano ed escono dalla mente, hanno una loro durata. Impariamo a mettere una distanza tra noi e i nostri pensieri, li osserviamo, li accogliamo, li lasciamo andare.

Possiamo rivolgere l’occhio della consapevolezza allo spazio mentale e vedere cosa accade, osservare il continuo flusso dei pensieri, cercare di capire che forma hanno (potrebbero essere immagini, frasi scritte, fumetti o scene animate).

Non c’è alcuna intenzione di impedirne la presenza, c’è la possibilità di lasciarli andare, di lasciarli attraversare la mente senza cacciarli via. C’è l’intenzione di osservarli senza che il loro contenuto, di cui possiamo divenire realmente consapevoli, catturi l’attenzione.

 

Con la mindfulness (e la pratica costante) impariamo che non c’è necessariamente qualcosa che dobbiamo fare. Possiamo semplicemente stare, incarnando la tolleranza che consente di dare spazio a tutto ciò che viene e a tutto ciò che va! Senza fretta. Senza giudizio. Qui ed ora.

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