Nella tradizione Zen i koan sono dei paradossi utilizzati per abbandonare il pensiero logico e favorire, mediante la meditazione sul senso profondo della frase, un’illuminazione improvvisa e intuitiva. Simbolicamente, uccidere il Buddha, significa scegliere di camminare sulle proprie gambe lasciando l’idea che la sapienza sia da qualsiasi altra parte che non sia la nostra stessa esperienza interiore. Inoltre, significa superare il maestro, l’autorità genitoriale, rinunciando all’aspettativa che qualcuno al di fuori di noi possa percorrere la nostra strada e fidarsi che la guida viene da dentro di noi, sviluppando quindi fiducia nella propria intuizione e nel proprio potere.
Infatti, il quarto pilastro della mindfulness, come spiega la Dott.ssa Maria Beatrice Toro nel suo libro: “I 7 pilastri della mindfulness”, è quello che riguarda la fiducia, esattamente questo “omicidio” dei maestri simbolicamente realizzato nel momento in cui si diviene davvero capaci di confidare nella propria capacità di compiere il percorso.
Inoltre, la prima fiducia che si sviluppa meditando è quella in sè stessi, scegliendo di confidare nella propria intelligenza delle cose e bontà di base, onorando le personali percezioni, le uniche di cui disponiamo, fidandosi di essere noi stessi per diventare coscienti di cosa significa realmente esserlo, smettendo di paragonarsi continuamente agli altri o provare a diventare come qualcun altro, tradendo quel che siamo e i doni unici ricevuti alla nascita.
Nessuno fa le cose come noi e questo è il nostro potere più grande, quando invece ci modifichiamo per uniformarci alla volontà del maestro o per imitare qualcuno perdiamo forza perché sconfessiamo il valore dell’essere proprio noi e, nel tentativo di non voler deludere gli altri, finiamo poi per tradire noi stessi.
Ovviamente però fidarsi di sé non significa non rispettare le autorità e gli altri, o chiudersi alla possibilità di apprendere da altre fonti, ma stabilire comunque il primato della propria assoluta responsabilità di
ciò che si dice, si vive e si fa.
Nel percorso mindfulness, coltivare una qualità per sè stessi permette di utilizzare poi tale qualità con gli altri. Cosa buona e giusta però ricordare sempre che ogni percorso è personale e di conseguenza non esistono due cammini di consapevolezza uguali tra loro, quindi anche in questo caso fare paragoni con gli altri è inutile e dannoso.
Infine, per coltivare il pilastro della fiducia nella vita quotidiana ci si può impegnare così:
– fidati di te stesso
– parla in modo sincero o scegli il silenzio se dici che farai una cosa, falla
– prenditi il tuo tempo per decidere
– quando hai deciso, non mettere subito in dubbio la tua scelta
– sii fedele ai tuoi valori
– chiedi aiuto quando occorre
– dai aiuto quando te lo chiedono
– valorizza con onestà il tuo contributo
– valorizza con la medesima onestà il contributo altrui.