Coltivare la Compassione di Sè ai tempi del Covid-19

Le nostre abitudini, i tempi delle nostre giornate, le occupazioni, le relazioni sono state stravolte da questa pandemia. Improvvisamente ci siamo trovati in un mondo assurdo, inaspettato, spaventoso; viviamo una situazione che avevamo visto solo nei film catastrofici.

Di fronte a un cambiamento improvviso nella nostra mente si attivano processi fisiologici primordiali: i nostri antenati,per esempio, si sentivano al sicuro quando riconoscevano tutto quel che li circondava e sapevano quindi che non c’erano belve nei paraggi. Quando qualche particolare del loro mondo cambiava, scattavano le molecole prodotte dal cervello per rendere i sensi più vigili e i muscoli pronti all’azione. È naturale e importante che questo accada ma se questo stato di allarme si prolunga troppo nel tempo diventa sindrome da stress e non fa bene.

Reazioni automatiche agite dalla diffusione del Coronavirus

Ai nostri tempi è possibile riconoscere diverse reazioni automatiche agite dalla diffusione, così repentina e inesorabile, del Coronavirus: “Cosa sarà mai”, “la Cina è lontana”, “passerà anche questa”.Espressioni come queste sono indicative di come molti alla notizia di un virus così letale abbiano reagito con la negazione. Un virus pandemico fa troppa paura per riconoscerne l’esistenza senza battere ciglio, così negare che esista e sminuirne l’importanza è una delle modalità difensive della mente per mitigarne l’impatto emotivo.

Successivamente con l’aumento dell’informazione mediatica il COVID-19 si fa prepotentemente strada nella nostra realtà, anche i più ostinati devono purtroppo arrendersi all’indiscutibile esistenza del problema. E quando il virus si è violentemente impossessato delle nostre abitudini anche la risposta emotiva di molte persone è stata altrettanto accesa.

Il risentimento è stato quasi per tutti la seconda reazione al virus: “Il governo non è stato tempestivo”; “I provvedimenti sono inadeguati”; “Dietro tutto questo c’è sicuramente un complotto”.

Queste frasi sono alimentate da un profondo senso di frustrazione, l’impotenza è uno degli stati emotivi più difficili da tollerare per il grasso e grosso ego dell’essere umano. Ma anche la rabbia è un’emozione difficile da sostenere.

Quindi? Quindi è meglio trovare un colpevole contro cui scaricare la propria rabbia per aver scoperto di essere potenzialmente fragili e in pericolo. E’ come dire “mi sento così vulnerabile che ho bisogno di incolpare qualcuno per questo, così almeno avrò un oggetto/soggetto contro cui sfogare la mia paura”.

A poco a poco la rabbia lascia il posto alla tristezza di fronte alla realtà: “il virus esiste, siamo tutti potenzialmente in pericolo, è necessario attenersi ai provvedimenti”.Queste considerazioni non prive di amarezza permettono di fare i conti con la realtà delle cose, così si assiste alla veloce chiusura dei negozi, cinema, teatri, palestre, attività e uffici. Nelle nuove condizioni di vita si è sicuramente più cauti, prudenti e forse responsabili, ma è certo che si è anche molto molto più tristi. Quest’emozione che finora è stata tenuta a bada dalla negazione e dalla rabbia ora si fa inesorabilmente strada nell’animo umano.

La città appare ferma come è fermo lo spirito di iniziativa, il silenzio è ovunque e contrasta con il frastuono interno causato dall’ansia, che come una batteria suonata all’impazzata non permette alla mente di riposare.

Con questi presupposti, per il nostro prossimo…quello con cui oggi conviviamo H24, o addirittura per noi stessi, è facilmente possibile scivolare giù…in una sofferenza psicologica soverchiante, e così, il rischio di sviluppare sintomi è dietro l’angolo.

Infatti dai racconti dei miei pazienti sto osservando che molte persone sono afflitte dalla paura costante di essere infettati e che tale male “invisibile”, la mancanza di informazioni certe dai media, i contorni indefiniti e per nulla risolutivi sulla conclusione di tutto ciò, alimenti un forte senso di angoscia e di impotenza che spesso scompensa in difficoltà nel sonno e abbuffate di cibo. Al contempo sento una spiccata tendenza all’isolamento, ovvero un atteggiamento che porta a sentirsi isolati nella propria sofferenza, come se non potesse essere compresa da nessun altro, come se l’esperienza di un fallimento o di una difficoltà non riguardi altri che se stessi.

In questa situazione aprirci alla Compassione verso noi stessi può fare davvero la differenza

Ma cos’è la Compassione?

A partire dalla definizione di Compassione come il sentimento che proviamo di fronte alla sofferenza altrui (Goetz, Keltner, & Simon-Thomas, 2010), il concetto di Self Compassion, o anche Auto-Compassione, consente di tradurre questa emozione da un piano relazionale, in cui si prova compassione verso un altro che soffre, a un contesto personale, in cui cioè la Compassione è provata verso di sé, quando ad esempio ci si trova in un momento di difficoltà.
Provare Compassione verso sé stessi significa sentirsi toccati dalla propria sofferenza, ma anche mostrare un atteggiamento di accettazione e di apertura che consente di non negare la propria sofferenza, né di esagerarla.

Attraverso quindi un atteggiamento non giudicante verso il proprio dolore e le proprie inadeguatezze, viste come parte della vita umana, la Compassione verso sé stessi porta al desiderio di alleviare la propria sofferenza, trattandosi con cura e gentilezza, nella consapevolezza di esserne degni, come tutti gli altri.

Se pensiamo, ad esempio, al dramma che si sta palesando nelle nostre case, dove dilaga un atteggiamento di progressiva chiusura dai rapporti interpersonali, può essere il momento in cui impariamo a volgere, sui noi stessi, uno sguardo fresco,nuovo..benevolente e trovare sollievo nel potere rigenerante della Compassione. In questo senso ritengo che la Compassione di Sé sia una competenza psicologica che, come un apprendimento nuovo, va dapprima compreso ed esperito affinché, possa poi prendere spazio e sostanza in Noi stessi.

La suggestiva concettualizzazione introdotta da Gilbert vede incarnare nel tema della Compassione 4 essenziali elementi:

  • la Saggezza intesa come qualità che deriva dalle esperienze personali, dalla maturità e dall’aver raggiunto la consapevolezza della natura delle cose e delle difficoltà della vita.
  • La Forza nel senso di coraggio e di forza d’animo. Uno degli aspetti più fraintesi della compassione è che spesso viene vista come una forma di debolezza, di “delicatezza”.

Tuttaltro, la Compassione è la forza interiore che deriva dal vedere la vera natura della sofferenza del mondo e di poter agire, consapevolmente, con tutte le abilità che abbiamo a disposizione.

  • L’elemento del Calore, contraddistinto da segnali verbali e non verbali di interesse e gentilezza, che hanno qualità calmanti; non solo, il calore favorisce la condivisone di emozioni positive fra gli individui che stimola il piacersi, l’affetto e sentimenti di connessione con gli altri.
  • La qualità del Non Giudizio che implica, di fatto, l’assenza di auto-condanna e tutti gli aspetti solitamente correlati ad essa, come “forzare” il cambiamento, cercare di sbarazzarsi delle cose e volerle distruggerle. E’ piuttosto una sensazione di responsabilità unita al desiderio di cambiare.

Tali elementi posso essere approfonditi all’interno di Training esperienziali
specifici. Il set di pratiche che costituiscono il Training sulla Compassione di Sè è in parte mutuato dalla tradizione meditativa di origine buddista, centrata sullo scopo di coltivare la consapevolezza e la presenza mentale (Mindfulness) e di generare stati di compassione verso se stessi e verso gli altri. Si tratta di un Training in cui si apprendono e coltivano i tre cosiddetti “Flussi della Compassione”:

  • La Compassione degli altri verso di noi con esercizi volti a richiamare alla memoria e/o immaginare episodi in cui qualcuno (la figura compassionevole) o qualcosa (il luogo o il colore compassionevole) suscitano compassione verso di noi;
  • La Compassione che scaturisce da noi ed è diretta verso gli altri con esercizi volti a vivere e rivivere episodi in cui naturalmente abbiamo sperimentato compassione verso le altre persone.
  • La Compassione verso noi stessi (Compassione di Sé) con esercizi volti a sperimentare un desiderio di validazione e di aiuto incondizionato verso noi stessi in qualità di esseri umani che, proprio come tutti gli altri, provano un desiderio di benessere e di poter fronteggiare al meglio le difficoltà della vita.

Dunque attraverso l’utilizzo di pratiche meditative specifiche e mirate, potremo finalmente approfondire la comprensione, lo sviluppo e l’allenamento di questa potente risorsa psicologica.

Approfondiremo questi ed altri aspetti durante l’ incontro gratuito previsto a breve sulla pagina Facebook del Secondo Centro di Psicoterapia Cognitivo Interpersonale e sulla piattaforma Zoom.

Per Informazioni contattare i seguenti recapiti
Mail: antonio.petracca@virgilio.it Telefono: 339-8659189

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