Presenza mentale e senso del tempo

Il tempo psicologico, così come lo viviamo nelle nostre esperienze di tutti i giorni, è piuttosto diverso dal tempo uniforme, omogeneo e chiaramente misurabile della fisica classica.

Il senso interiore del tempo ha una natura ben più variabile ed elastica, estendendosi dal “tempo che non passa mai” di quando ci annoiamo al sento di essere “fuori dal tempo” che sperimentiamo durante le cosiddette esperienze di flusso.

quelle situazioni in cui siamo così immersi nell’attività da non renderci conto del trascorrere delle ore – alla lentezza estrema ed estenuante di giornate lunghe, segnate dalla spiacevolezza o dalla noia. Anche nella memoria ci sono momenti del passato che occupano una grande porzione della mente, per la loro significatività, e anni interi di cui ricordiamo poco o nulla. In modo intuitivo, ci rendiamo conto di quanto la nostra identità e la nostra umanità stesse abbiano a che fare con il senso del tempo e con la memoria: se non sapessimo più orientarci nelle ore e nei giorni, e ci ritrovassimo senza memoria, non sapremmo più chi siamo; se ci dicessero che i nostri ricordi sono un innesto artificiale sulla nostra coscienza anziché le tracce impresse su di noi dal passato ci troveremmo spiazzati e in crisi. Probabilmente ci sentiremmo un po’ meno “noi stessi” di quanto siamo abituati a sentirci.

La capacità di ricordare eventi passati potrebbe basata sui medesimi elementi neurali su cui si basano l’immaginazione e la fantasia.

I ricordi non sono una trascrizione dell’esperienza, che rimane sempre uguale. ma sono una materia viva e vitale, che cambia con noi. Essi costituiscono il materiale che ci serve per fare previsioni in vista di scenari futuri. In fondo, che benefici ci darebbe l’attività di ricordare, se non potessimo utilizzare questa abilità per migliorare le capacità di adattamento basandoci sull’esperienza?  

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