Mindfulness e leadership

Di Antonella Carlucci

Come funziona un leader efficace? Cosa fa per condurre a risultati di successo il proprio gruppo di lavoro?

Sostiene e coinvolge le sue persone, o le domina? Le incolpa per un insuccesso o mette in budget il fallimento? Le usa o le fa crescere? Comanda o chiede? Incute paura o rispetto? Pretende o concede fiducia? Insomma, quali strumenti utilizza?

Domande già note a cui libri, conferenze, seminari, esperti hanno cercato di dare risposte o quanto meno spiegazioni. Lungi da me l’idea di rispondere o spiegare, ma qualche considerazione provo a farla.

Domande arcinote alle quali libri, conferenze, seminari, illustri esperti hanno cercato di dare risposte o quanto meno spiegazioni. Lungi da me l’idea di rispondere o spiegare, ma qualche considerazione provo a farla.

Attenti al lupo! Una vecchia leggenda cherokee racconta che in ognuno di noi vivono due lupi: uno superbo e orgoglioso, l’altro gioioso e semplice. Chi non la conosce pone sempre la stessa domanda: quale dei due lupi vincerà? L’ego è la prima tentazione del leader. Dopo ogni successo, spesso ci si dimentica che si riparte comunque da zero. Tenere presente questo principio fa sì che il successo non trasformi il NOI in IO. Siamo il risultato delle nostre decisioni, vincerà il lupo che stiamo sfamando di più.

Apertura e responsabilità. Una strategia risultata efficace l’anno prima, può rivelarsi del tutto inutile l’anno successivo. Per cercare una nuova strada/soluzione si può provare a guardare il problema da una diversa prospettiva, dando fiducia al proprio potenziale di idee, al proprio intuito, oltre che al background esperienziale, senza temere il proprio e l’altrui giudizio.

“I dirigenti migliori non sono quelli che fanno di più, ma quelli che, una volta usciti di scena, lasciano gente di gran lunga migliore di loro”

Pepe Mujica, capo dello stato dell’Uruguay fino al 2015

Esempio e ispirazione sono il timone di colui che conduce le sue persone attraverso le impetuose acque dell’organizzazione

E, proprio come il capitano di una nave in mezzo all’oceano, un buon capo non si limita a prendere decisioni ma ‘usa ciò che è’ (utilizza le risorse interiori) per attivarsi e affrontare i mari insieme a tutti i suoi uomini, per condurre l’equipaggio e la nave in un porto sicuro (obiettivo), rifornirsi di provviste e ripartire per nuove mete.

Proprio come la pratica zen, il cui fine è quello di perseguire la felicità nel qui e ora, promuovendo una naturale consapevolezza nella vita quotidiana, il leader che desidera ottenere risultati di qualità non si concentra sul risultato finale, ma sulle attività quotidiane. Verifica criticità e imprevisti, rettifica e va avanti. Un passo alla volta. Nel presente. Consapevole di ciò che gli accade mentre gli accade. Un modo di vivere che non si può comprendere solo razionalmente, ma un viaggio di esplorazione che necessita di esperienza e che, attraverso la pratica, aiuta a gestire la paura di fallire e fortifica la capacità di resilienza.

già pubblicato su www.koinoneo.it 

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