Più connessi e più infelici?

Il nostro massiccio utilizzo del web e la nostra interazione continua con le nuove tecnologie possono erodere la nostra capacità di essere felici?

Risponde a questa domanda la Professoressa Maria Beatrice Toro, psicoterapeuta e esperta di mindfulness, in un suo intervento al convegno “La chiesa italiana e la salute mentale: futuro e benessere” organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana – Ufficio Nazionale per la pastorale della salute – Tavolo Nazionale sulla salute mentale.

COSA COMPORTA ESSERE MULTITASKING

La nostra condizione di utilizzatori del web ci ha reso incredibilmente multitasking, portando a porci più obiettivi nello stesso tempo e a dedicare quindi meno attenzione e energia in ognuna delle cose che facciamo.

Questa condizione, inevitabilmente, porta a peggiorare la qualità delle nostre prestazioni, a farci impiegare più tempo nelle nostre azioni, a rallentarci e ad essere più distratti e, incredibilmente, può renderci meno felici.

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MULTITASKING E FELICITA’: UNA RICERCA

Killingsworth e Gilbert hanno ideato un disegno di ricerca attraverso un’applicazione scaricata dai partecipanti sui loro cellulari, raccogliendo dati simultanei da più di duemila persone, per indagare quanto siamo presenti a noi stessi e dunque monotasking.

Ai soggetti  sperimentali venivano mandati nel corso della giornata degli sms nei quali veniva chiesto loro se fossero presenti a ciò che stavano facendo in quel momento.

In seguito veniva somministrato al campione un questionario  sulla soddisfazione e felicità percepita.

Il risultato interessante di questo studio è la significativa correlazione trovata tra la capacità di essere presenti a se stessi e la soddisfazione percepita; i soggetti che erano risultati i più distratti in base alle risposte agli sms risultavano anche più infelici!!

IL Phubbing

La nostra esistenza smartphone e iperconnessa ha portato anche dei cambiamenti all’interno delle relazioni significative.

Il fenomeno del Fabbing, ci racconta la Prof.ssa Toro, è quel fenomeno che vede un individuo maggiormente preso dallo smartphone o da altri dispositivi tecnologici piuttosto che dalla persona reale che ha di fronte.

Una ricerca recente illustra che il 46% delle persone ammette di soffrire per l’attenzione che il partner dedica al telefono e un terzo dei problemi di coppia sembrerebbero derivare dall’eccessivo interesse che il partner ripone nello smartphone rispetto a quello che dedica all’altro.

ABITARE IL SILENZIO

Il mondo tecnologico ci sta sottraendo alla presenza a noi stessi e all’empatia. E’ dunque importante trovare uno spazio e un momento per vivere in maniera monotasking, per spegnere il telefono o semplicemente lasciarlo nella borsa o sul tavolo per un po’.

In questo modo dedicheremo più attenzione e più presenza alle cose che stiamo facendo, magari una alla volta, senza chattare o contare i like nello stesso tempo. Abbandonare per un po’ la nostra modalità online ci permetterà di recuperare anche una dimensione di vita comunitaria, relazionale e di essere presente anche per gli altri significativi che sono accanto a noi.

Questa attitudine permetterà di adottare e coltivare la dimensione del silenzio abitabile anche quando siamo nelle situazioni relazionali. Non un silenzio ostile o angosciante ma un silenzio intimo, “io ci sono”, “tu ci sei”, “stiamo in questo momento”.

Il silenzio abitabile è un elemento imprescindibile per una relazione autentica con se stessi e con l’altro ed è importante coltivarlo per la nostra felicità!

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