La meditazione di consapevolezza , per definizione, incide sull’attitudine mentale, orientandola al non giudizio. Ma cosa significa questo in parole povere?
La definizione più pura di mindfulness, infatti, potrebbe essere solo “consapevolezza”. Ma quando, attraverso di essa, osserviamo ciò che accade nella mente, assieme a ricordi, immagini, previsioni, troviamo una montagna di valutazioni, giudizi e pregiudizi, che ci separano dalla realtà immediata del vivere.
Il giudizio è un pensiero, di cui diventiamo coscienti quando siamo nella consapevolezza.
La ragione per cui ha senso impegnarsi a praticare il non giudizio è perché il cervello giudica automaticamente le cose come piacevoli o spiacevoli, e lo fa persino “troppo” automaticamente…
Spesso la mente non ci dà il tempo di andare a vedere le cose così come si presentano in un determinato momento, per quello che sono. Al contrario, l’abitudine al giudizio ci porta ad avvicinarci e allontanarci dalle esperienze (che cataloghiamo come giuste o sbagliate, importanti o non importanti, urgenti o non urgenti), in modo reattivo.
L’idea della mindfulness è che il non giudizio aiuta a diventare consapevoli di quando il cervello valuta automaticamente una situazione o una persona, per poterci fermare un istante a “ripercepire” la realtà prima di attivarci. Prima di scegliere cosa fare.
E questo rende un po’ più liberi e felici, alla luce di una visione più chiara e profonda dell’esperienza. Quando si riesci a giudicare meno, infatti, si raggiunge un livello più alto di felicità, poiché si è meno appesantiti e stressati. Le persone e le situazioni “sono quello che sono”. Niente di più. Niente di meno.
Vi aspettiamo per affrontare insieme questo tema e per praticare il non giudizio il 15 marzo 2018 presso il Secondo Centro di Terapia Cognitivo – Interpersonale, in via Nomentana 257.