Mindfulness: il potere dell’attenzione

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Come agisce la mindfulness sulla psiche e quali sono i meccanismi

cognitivi ed affettivi che va a toccare?

Per comprenderlo, possiamo partire da una definizione operativa della mindfulness, considerandola come un’ auto regolazione intenzionale dell’attenzione, che viene rivolta, deliberatamente e per un tempo protratto, all’esperienza presente, così come si affaccia alla coscienza momento dopo momento.

Mantenere l’attenzione agganciata al processo del respiro aiuta a non divagare verso associazioni che ci portano verso il passato, o verso il futuro quando ci spostiamo a prevedere, programmare, progettare. 

Mantenere l’attenzione su ciò che si presenta implica un certo impegno nel non trattenere intenzionalmente i pensieri per elaborarli. Ci si accorge di quando stiamo incominciando a giudicare, e si torna al respiro. Il tipo di attenzione che viene allenata è un’attenzione sostenuta, ovvero uno stato di vigilanza protratta. La seconda abilità che viene favorita è quella dello spostamento dell’attenzione da un oggetto all’altro, o attenzione flessibile.

Ciò che viene sviluppato con la pratica della mindfulness è un’abilità di consapevolezza non elaborativa: qualcosa in meno, non in più, rispetto all’attività mentale ordinaria.

Non si tratta di un’attività di rimozione o di soppressione del pensiero, poiché il pensiero non viene considerato distrazione, ma oggetto di osservazione, né di un evitamento di contenuti eventualmente dolorosi. Ciò che viene effettuato è una temporanea sospensione del processo di elaborazione di secondo livello dei pensieri che si affacciano al flusso di coscienza. Considerati gli effetti benefici, si potrebbe dire che, come spesso accade, “less is more”… 

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