La presenza di un cane ha effetti benefici molto noti; forse è perché ci costringe a stare all’aria aperta, o perché ci toglie un po’ di stress, o, anche, perché può ispirarci e coinvolgerci. Il cane mostra una partecipazione assoluta nell’apprezzare la vita, l’essere vivi, l’ essere qui, ora, mentre non si sta facendo nulla di speciale.
Il cane è sempre se stesso; anche se non ha doti particolari, non lo capisce e di sicuro non gli importa. Non si dà delle arie, né simula di essere ciò che non è. Di fronte a un pericolo, ha paura; se viene infastidito, si arrabbia. Riconosce le proprie emozioni e riconosce anche le nostre; la sua capacità empatica ha un che di soprannaturale. E ci prende per quello che siamo: non è in grado di criticare, né di giudicare, dunque non sa se siamo belli o brutti, magri o grassi, ricchi o poveri: siamo noi, tutto ciò che gli occorre.
Quando ci accoglie alla porta salta, abbaia e ci insegue per gioco: ci ricorda che tutti noi mammiferi, in fondo, siamo fatti per giocare… è parte del nostro destino.
Quando fa una passeggiata tutto quello che vuole fare è annusare l’erba, seguire gli odori e i suoni che percepisce, mettersi sulle tracce di qualcosa… e nient’altro ha importanza. Quando è stanco, dorme, quando ha fame, mangia. E nient’altro ha importanza. Il cane è presente e il suo cuore è centrato e aperto: mindfulness e heartfulness, due nomi per la stessa realtà.
L’ha ribloggato su Maria Beatrice Toro.