Consapevolezza e cervello

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Attraverso la pratica mindfulness, portata avanti per almeno due mesi (il tempo di durata di un protocollo MBSR mindfulness based stress reduction), il cervello sembra modificarsi in modo duraturo e benefico, potenziando, in particolare, la capacità di concentrazione e la sfera cognitiva in generale.

Anche la regolazione emozionale diviene più efficace, come, pure, l’accuratezza nell’entrare in contatto con se stessi, che rende meno vulnerabili verso il “contagio emotivo” inconsapevole nei confronti degli stati d’animo degli altri.

Approfondite analisi della struttura della materia grigia del cervello hanno messo in luce, in anni recenti, come lo spessore corticale della corteccia cingolata anteriore dorsale sia maggiore tra i mediatori esperti rispetto alla norma.

Tali risultati indicano un effetto protettivo della meditazione contro l’assottigliamento della materia cerebrale cui tutti siamo soggetti con il trascorrere degli anni e suggeriscono un buon effetto preventivo verso l’invecchiamento cerebrale.

Da un punto di vista psicologico praticare la mindfulness significa sviluppare e mantenere un’attenzione sostenuta: questo coinvolgimento dell’attenzione la differenzia dagli esercizi di puro rilassamento, a cui, erroneamente, spesso la mindfulness viene associata. Imparare a meditare significa, infatti, imparare a conoscere e regolare i propri stati mentali.

Per chi fosse interessato ad approfondire, se ne parla a Roma nel convegno ecm

http://www.duetc.it/event/convegno-ecm-gratuito-mindfulness-relazioni-teoria-clinica-neuroscienze/

partecipazione gratuita previa iscrizione a info@duetc.it

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