Possiamo pensare alla mindfulness come a un’applicazione costante e disciplinata del detto greco “conosci te stesso”. L’invito di Apollo è rivolto a tutti gli uomini, affinché vedano e riconoscano la propria reale dimensione, occupandosi, soprattutto, di aver chiari i propri meccanismi interiori.
La mindfulness, così come ideata e descritta da Jon Kabat Zinn, viene praticata attraverso un modo particolare di prestare attenzione, secondo tre caratteristiche: l’intenzionalità, l’orientamento al presente, la modalità non giudicante. La prima di queste caratteristiche ci dice che c’è bisogno di cura e impegno, per riuscire ad osservare i meccanismi mentali automatici; ci vogliono una certa deliberazione e fermezza interiore per accorgerci della loro presenza e condurre l’attenzione nella direzione desiderata. La seconda qualità dell’attenzione mindful consiste nell’orientamento al presente: l’unico momento in cui possiamo stabilirci, osservare, agire. Esso rappresenta, in un certo senso, l’unico momento che esiste, ma è quello cui ci dedichiamo meno. Spesso incontriamo una resistenza nello stare con il presente, forse perché non corrisponde al presente che desideriamo. Lo confrontiamo con uno stato desiderato e proviamo frustrazione, rifiuto; sono gli elementi emotivi che denotano la nostra voglia di scappare dal presente. Per questo motivo la pratica di mindfulness ci invita a sviluppare una consapevolezza che abbia una terza caratteristica fondamentale, il non giudizio.
È proprio tale attitudine non giudicante – che si può sviluppare attraverso il protocollo MBSR – che ci permetterà di abitare le nostre vite così come sono, senza aspettare che siano come le abbiamo progettate, per accingerci a scoprirle e giungere, lungo il percorso della pratica, a vedere che in esse c’è già tutto; siamo noi che non ce ne accorgiamo.